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Manifestazioni a Vicenza: per farle non è più necessario dichiararsi "antifascisti"

Il consiglio comunale del capoluogo berico ha approvato l'eliminazione della clausola che richiedeva il ripudio del fascismo per occupare spazi pubblici. La frase è stata sostituta con "ripudio di tutti i totalitarismi"

È arrivato in consiglio comunale, nella serata di martedì, il dibattito sull'eliminazione della cosiddetta "clausola antifascista", ovvero la norma introdotta dall'ex sindaco Achille Variati che chiedeva ai richiedenti di spazi pubblici (principalmente per manifestazioni) di "riconoscersi nei principi fondamentali della Costituzione italiana e dello statuto comunale e ripudiare il fascismo, la cui riorganizzazione è vietata sotto qualsiasi forma dall'ordinamento giuridico".

A quanto pare il "ripudio del fascismo", suonava male alla giunta di centro-destra capitanata da Francesco Rucco. E così, dopo la proposta dell'assessore Giovine di sostituire quella parola "fascismo" con quella più generica di "totalitarismo" è passata a Palazzo Trissino con 16 voti favorevoli e 13 contrari. Da oggi, quindi, il regolamento Cosap prevede che per richiedere l'occupazione di spazi e aree pubbliche è necessario sottoscrivere  il proprio ripudio a "tutti i totalitarismi" e di "condannare l'uso della violenza a fini politici".

Il fascismo, ovvero il movimento creato da Benito Mussolini che ha portato alla dittatura che si è instaurata in Italia, viene quindi ideologicamente sdoganato a Vicenza. La maggioranza ha applicato in sostanza una distinzione molto sottile tra la "dottrina fascista" e la sua applicazione in un sistema totalitario che prevede l'uso della violenza a fini politici. Come dire: si può essere fascisti o neofascisti per fare manifestazioni, basta ripudiare i totalitarismi. 

Il risultato - scontato - portato a casa dalla maggioranza ha ovviamente scatenato una serie di polemiche in sala Bernarda, sede del consiglio comunale. Per Chiara Luisetto, segretaria provinciale del PD, è «grave che Vicenza venga svilita nella sua storia e nel suo valore da un'Amministrazione che non riconosce un passato comune, apra le porte ad estremismi e formazioni neofasciste. Abolire questa clausola significa riportare indietro le lancette ad un passato cupo e violento». 

L'assessore Giovine, già da tempo, giustifica la sua proposta dicendo che "il fascismo è roba vecchia". «In questo modo Giovine pone le basi perché nuove forme di quel pensiero buio si riaffermino», sottolinea Luisetto, ricordando che «solo lo scorso 25 aprile il lancio di una molotov ha colpito la sede provinciale PD e pochi mesi fa eravamo a Torrebelvicino a manifestare contro scritte ignobili e ora, proprio da una città decorata e al centro di un riscatto veneto di diritti e coraggio, arriva questa beffa. Accanto all'educazione civica nelle scuole, va pensato seriamente un corso per chi, amministratore pubblico, giura sulla Costituzione di rispettarne i principi fondamentali, per chi dovrebbe conoscere e rispettare il luogo che governa. In una parola che ci si vergogni e non ci si vanti di questo ritorno al passato. E magari si studi un po' di storia, non quella scritta da Casa Pound o Forza Nuova, ma quella incisa col sangue di chi ha dato vita e affetti per permetterci oggi di essere liberi»

Per il sottosegretatio all'interno Achille Variati, la rimozione clausola antifascista è «Una vergogna e un brutto segnale, tanto più in un momento storico particolarmente delicato come quello che viviamo”. Così Achille Variati, Sottosegretario all’Interno ed ex Sindaco di Vicenza, commenta la scelta dell’Amministrazione Comunale vicentina di abolire la cosiddetta “clausola antifascista”, approvata durante la sua sindacatura. In pratica, la norma regolamentare imponeva a chi facesse richiesta di concessioni di spazi pubblici per attività politiche e sociali (non commerciali) di sottoscrivere una dichiarazione di ripudio del fascismo, in nome dei valori della Costituzione italiana». «Così - commenta Variati - il regime fascista razzista, liberticida e guerrafondaio viene riabilitato dall'Amministrazione vicentina e dalla sua maggioranza, in spregio alla storia e ai valori democratici. Per strizzare l’occhio a poche frange di sostenitori estremisti, si getta vergogna sulla storia di Vicenza, città medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza. Ed è ancora più preoccupante e doloroso che questo accada proprio mentre in tutto il mondo centinaia di migliaia di persone protestano pacificamente contro il razzismo e le discriminazioni che ancora permeano la nostra società”
“La cosiddetta 'clausola antifascista' - ricorda Variati - era un modo simbolico e assieme concreto di contrastare l’onda crescente di manifestazioni e di altre forme di presenza pubblica, spesso provocatoria, da parte di soggetti e movimenti che rifiutano di condannare o rigettare il fascismo. Quei movimenti prosperano nella tolleranza che la società democratica ha anche verso gli intolleranti, e rigettano valori fondativi della nostra Costituzione e del vivere civile. Togliere ora quella clausura significa fare un passo indietro quando invece bisogna mantenere ancora più alta la guardia»

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