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Economia Caldogno

Zanella, Regione apre tavolo di crisi Donazzan: "Battaglia per tutela made in Italy"

Lunedì primo incontro con i vertici del gruppo Tengram e della società Vicenza Manifacturing. Appeso ad un filo il destino di 95 lavoratori

Sulla crisi dell’azienda di moda Zanella di Caldogno, acquisita nel 2015 dal gruppo americano Tengram e ora  in predicato di chiusura, si è svolto mercoledì a Venezia il tavolo di ricognizione, nella Direzione lavoro della Regione Veneto, in vista dell’apertura del tavolo di crisi: lunedì 9 gennaio, sempre a Venezia, saranno convocati i vertici del gruppo Tengram e della società Vicenza Manifacturing, i primi proprietari del marchio storico del pantalone, i secondi titolari dello stabilimento e degli strumenti di produzione.  

Ne dà notizia l’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan, promotrice, d’intesa con le Rsu e le rappresentanze sindacali Cgil e Cisl, dell’apertura delle trattative per garantire la sopravvivenza dell’azienda berica, che conta 95 dipendenti e vanta una storia prestigiosa ormai cinquantennale nel mondo della moda e del lusso.

“Abbiamo fissato il primo incontro del tavolo di crisi già per il prossimo lunedì, alle ore 15, presso la sede della Regione Veneto al palazzo Grandi Stazioni – informa l’assessore -  una volta ricevuta, grazie alle rappresentanze sindacali, la disponibilità di massima dell’attuale amministratore delegato di Vicenza Manifacturing”.

La convocazione sarà estesa anche ai rappresentanti del gruppo Tengram, che ha acquisito l’azienda Zanella di Caldogno un anno e mezzo fa, e che poi ha ceduto tutta la parte produttiva, oggi denominata Vicenza Manifacturing.

“Un paio di pantaloni Zanella viene venduto negli Usa a non meno di 400 euro – è il ragionamento-guida dell’assessore in questa vertenza -  perché sono conosciuti e sono un esempio del ‘made in Italy’. E chi ha comprato un anno e mezzo fa l’azienda  di Caldogno, cioè Tengram, aveva ben chiaro questo valore.  Il primo obiettivo del tavolo di crisi sarà valutare il rispetto del contratto siglato nel 2015 e verificare se questa situazione di difficoltà finanziaria e occupazionale dello stabilimento produttivo di Vicenza sia da imputare al mancato rispetto degli impegni sottoscritti”.

“Non escludo, dopo il 9 gennaio, di coinvolgere anche l’ambasciata americana – prospetta Elena Donazzan, che aveva seguito da assessore al lavoro la cessione del marchio vicentino al gruppo americano - perché se un’azienda italiana e i suoi lavoratori rischiano la chiusura e il licenziamento, a causa di un comportamento non corretto dell’acquirente statunitense, questo deve diventare anche un problema di relazioni tra paesi, da affrontare in sede diplomatica”.

“Il settore dell’abbigliamento e del lusso italiano – prosegue Elena Donazzan - fanno gola al mondo ed è, purtroppo, evidente che l’Italia non ha ancora attivato misure di protezione per questi settori strategici. Non possiamo assistere impotenti, o con armi spuntate, al depauperamento del patrimonio nazionale imprenditoriale in nome della concorrenza sul costo del lavoro. La vicenda della Zanella impone un intervento prioritario della politica, perché la competizione sui prezzi, volta a  limare di pochi euro i costi di produzione, non può  giustificare la delocalizzazione, o peggio la de-italianizzazione, dei prodotti di ‘brand’”.

“Questa è una battaglia-simbolo per tutelare il manifatturiero veneto e il ‘made in Italy’ – conclude l’assessore – perché far  produrre i pantaloni Zanella in altra parte d’Italia, magari da un laboratorio cinese, il più delle volte in sfregio alle regole contrattuali e della sicurezza del lavoro, sarebbe il tradimento più alto nei confronti del nostro paese e delle sue riconosciute capacità produttive e imprenditoriali”.

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