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Economia Arzignano

Acque del Chiampo, cade il cda sull'affaire Arica

Infuria la polemica dopo che il board uscente della societá aveva riconfermato quello del consorzio controllato dalla spa: pesano anche i dissidi sulle spese per gli affidamenti esterni e la vicenda dell'inceneritore dei fanghi conciari

Nel pomeriggio di ieri 27 febbraio durante il corso di una seduta già in calendario, i membri del cda di Acque del Chiampo Andrea Pellizzari, Vania Molon, Luisa Nardi, Anna Bertazzoni (consiglieri vicini all'area centrista), hanno rassegnato le proprie dimissioni che hanno motivato in un testo illustrato nel corso dell'incontro. «Il presidente Renzo Marcigaglia - si sottolinea in una nota Acque del Chiampo spa - preso atto che con le dimissioni dei quattro quinti del consiglio, lo stesso è decaduto, ha fissato la data dell'assemblea dei soci per la nomina della nuova governance: data fissata il 13 marzo prossimo alle ore 15. Fino a quella data il cda rimane al lavoro per la sola ordinaria amministrazione». Stamani le dimissioni sarebbero arrivate con la velocità della luce sulle scrivanie dei sindaci a capo dei comuni soci della spa, Arzignano e Chiampo in primis. L'indiscrezione è stata confermata stamani dalla maggioranza di centrodestra che regge l'amministrazione al comune di Arzignano.

Tanto che nel municipio della città del grifo in piazza della Libertà ora si guarda a quanto sta accadendo nella piú importante controllata di Acque del Chiampo (nota come Adc), ossia il Consorzio Arica: il quale gestisce il maxi collettore che raccoglie i reflui delle industrie della pelle, un consorzio con un peso specifico importantissimo, che è de facto la scatola nera dell'industria conciaria. Tanto xhe stamani il sindaco di Arzignano Alessia Bevilacqua (a capo di una giunta a trazione leghista), nel prendere atto delle dimissioni di Pellizzari e degli altri componenti, ha esplicitato il suo pensiero con una lunga nota. 

«Accolgo le dimissioni del cda. Non c'erano più le condizioni per continuare. Ora Acque del Chiampo deve ripartire in fretta con massima velocità verso quattro obiettivi: Pfas zero, soluzione fanghi e opere idrauliche nei comuni, riduzione spese. Nei prossimi giorni - si legge - contatterò i sindaci per ascoltarli e capire se esista o meno la possibilità di costruire assieme a loro un nuovo cda forte, preparato e rappresentativo dei territori».

Bevilacqua poi interviene su un tema spinosissimo, quello della recentissima riconferma del cda di Arica concretizzatosi in una sorta «di blitz teso alla mera autoconservazione del posto», questa l'accusa della maggioranza al comune di Arzignano, deciso dal cda uscente di Acque del Chiampo. Una delle critiche piú dure riguarda il fatto che il cda uscente di Adc abbia riconfermato molti componenti del cda della controllata Arica che a loro volta occupavano uno scranno nel board della controllante. E mentre la maggioranza al comune di Arzignano parla di manovra dettata solo dalla voglia «di assicurarsi una sedia in una compagnia pubblica» tocca proprio a Bevilacqua spiegare i dettagli del suo malcontento.

«Per quanto riguarda Arica - sottolinea il primo cittadino arzignanese - sono rimasta molto delusa dalla fretta del presidente uscente Antonio Mondardo nel procedere alle nomine di auto-salvataggio. Avevo inviato ufficiale diffida con richiesta di proroga prevista dalla legge. Non mi hanno ascoltato.Valuterò con i miei legali come procedere. Di sicuro questa Arica, politicamente non rappresenta minimamente la maggioranza». Tuttavia il colpo di scena in Adc non giunge del tutto inaspettato perchè oltre alla querelle sul controllo di Arica, rimane anche quella sulle spese per affidamenti esterni che gli stessi vertici di Arica e di Adc avrebbero deciso negli anni. Si tratta di voci che avrebbero messo in allarme la attuale maggioranza che governa la città del Grifo. 

Ad ogni buon conto non hanno tardato ad arrivare anche le dichiarazioni dei consiglieri dimissionari: «Sono tanti gli episodi in cui si è concretizzata una vera e propria ingerenza da parte del Comune di Arzignano all'interno del lavoro del Consiglio di Amministrazione non applicando sovente gli strumenti previsti dalla convenzione per il controllo analogo posti a tutela degli altri comuni soci. Un atteggiamento - spiegano - che abbiamo già avuto modo di far constatare anche alla Commissione di vigilanza per il controllo analogo che è iniziato l'estate scorsa e che è stato in costante crescendo».

Poi un altro affondo da parte dei dimissionari: «Tale ingerenza nell'attività dell'organo gestore ha creato e sta creando difficoltà operative, non ultimo due giorni fa in occasione dell'approvazione del bilancio e rinnovo degli organi sociali del Consorzio Arica in cui per l'ennesima volta abbiamo subito un tentativo di ingerenza in particolare con riferimento alle nomine: ingerenza che ha messo in profondo imbarazzo i soci di questo importante consorzio che svolge una funzione pubblica di controllo sui depuratori e sul collettore che dalla nostra valle giunge nel territorio veronese». 

Ed il «cahier de doléances»: «Quest'ultima ennesima ingerenza - precisano - è tanto più grave ai nostri occhi perché perpetrata senza mai corrispondere un dialogo da noi costantemente ricercato, anzi ignorando e puntualmente scavalcando  il cda e la sua gestione, con la conseguenza di indebolire una società che sta producendo un formidabile sforzo, poiché com'è noto è in corso la procedura di gara del valore di oltre 500 milioni di euro riguardante l'importante obiettivo della ricerca di un partner industriale per la soluzione dell'annoso problema dello smaltimento dei fanghi - vitale e strategico per la società e per un distretto che dà occupazione a migliaia di famiglie. Il tutto continuano i quattro - mentre si sta concludendo l'altrettanto strategico progetto Pfas zero che questo consiglio ha varato nel dicembre 2017».

Poi la conclusione: «Per noi restano valide le motivazioni contenute nella delibera di incarico del 26 giugno 2017 che abbiamo sempre inteso come la stella polare del nostro agire; evidentemente per Comune di Arzignano nella sua veste di socio non è più così e, pur senza avercelo mai manifestato, i fatti concludenti di questi ultimi mesi rendono, per l'interesse e la dignità professionale nostra e dell'azienda, non più tollerabile restare innamorati di un progetto a cui il socio evidentemente non crede più. Non restiamo attaccati alla poltrona, come si usa fare in politica, ognuno di noi ha la propria vita e professione a cui tornare a dedicare il 100% del proprio tempo».

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